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L'Oasi dell'agricoltura BIO

 

Il progetto Masseria dell'Oasi nasce dalla convinzione che l'attività dell'uomo possa coesistere con quelli che sono i bioritmi della natura. D'ispirazione in tal senso sono stati i racconti dei nostri nonni, che vivevano di ciò che erano in grado di ottenere dalla terra e che ci hanno insegnato come essa sappia essere generosa con chi ha rispetto e pazienza di aspettare. L'avvio delle iniziative legate a tale progetto si ha nel 1990 e riguarda, in primo luogo, la sensibilizzazione dei coltivatori presenti all'interno della riserva alle problematiche legate allo sfruttamento intensivo del terreno e ad un utilizzo sconsiderato di fertilizzanti, concimi chimici e antiparassitari. Anche in questo caso abbiamo tenuto fermo il nostro obiettivo, che non è quello di imporre una “buona pratica”, bensì quello di mostrarne e farne conoscere i benefici a quante più persone possibile, favorendo di nuovo la divulgazione e la formazione di una cultura ambientalista, che speriamo possa diventare la norma e non l'eccezione. Grazie alla nostra iniziativa e al nostro supporto nel giro di alcuni anni si è avuta un'ottima riconversione biologica dei terreni. Alla promozione e diffusione di “vecchie” tecniche di coltivazione abbiamo voluto affiancare anche la riscoperta di antiche colture che, nel corso degli anni, erano state accantonate. Questo a causa delle economie di scala che hanno da sempre favorito la produzione di massa, spesso a scapito della qualità ma soprattutto della salubrità di ciò che mangiamo, con prodotti sempre più raffinati che hanno però pian piano modificato il nostro metabolismo portando ad un sensibile aumento di intolleranze e patologie connesse all'alimentazione. Il nostro procedere controcorrente
ci ha portato a riassaporare il gusto di cereali quali farro, grano tenero solina, orzo mondo, orzo distico e
segale, ma anche leguminose come cicerchia, lenticchia e cece, da anni ormai scomparsi dalle
nostre tavole e dai nostri menù, ma che, grazie alla lungimiranza di progetti come il nostro, poco
a poco stanno tornando. Tutto questo è inserito nel cuore della Riserva naturale del Lago di
Penne, nella collina di Collalto, ad ulteriore dimostrazione che un'agricoltura eco-sostenibile
è possibile. Per ridurre ulteriormente l'impatto ambientale delle nostre produzioni
e salvaguardarne la qualità, abbiamo scelto di investire nella filiera
corta e nella produzione a Km 0, realizzando l'impianto per lo
stoccaggio, la lavorazione, il confezionamento e la
commercializzazione dei prodotti agricoli direttamente in
loco, in maniera da evitare qualsiasi tipo di contaminazione
in strutture esterne e riducendo ulteriormente i costi
energetici e d'inquinamento legati al trasporto.

 

Agricoltura Biologica

 

Nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, porta vestina del Parco

Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la cooperativa Cogecstre,

da oltre venti anni, porta avanti una serie di iniziative finalizzate

alla tutela degli ecosistemi, svolgendo, da oltre dieci anni,

sperimentazioni e ricerche, esclusivamente nel campo dell'agricoltura

biologica, sulla collina di Collalto. La cooperativa è riuscita ad ottimizzare

una filiera produttiva che comprende,oltre ai cicli di produzione del farro, anche la trasformazione in azienda del prodotto, con diverse specialità gastronomiche.

Negli Stati Uniti d'America intorno alla metà degli anni settanta del secolo scorso, ogni anno venivano brevettati oltre 500 nuovi prodotti di sintesi chimica. La scrittrice Rachel Carson pubblicò "La primavera silenziosa", denunciando all'opinione pubblica l'abuso dei prodotti di sintesi nell'ambiente, con gli effetti disastrosi nelle reti trofiche. Tracce di DDT furono trovate perfino nei tessuti degli orsi polari. Per troppo tempo l'agricoltura chimica intensiva è stata vista come l'unica possibilità per coltivare il terreno ed ottenere produzioni agricole sempre più abbondanti, tramite l'uso di pesticidi, insetticidi, diserbanti e concimi chimici di sintesi. Ancora oggi è in corso una difficile battaglia per eliminare del tutto l'uso abnorme dei glifosati e altri pesticidi nella coltivazione agricola in Italia ed in Europa. Di fronte al crescente e sempre più drammatico degrado ambientale, l'agricoltore biologico, abbandonando gli obiettivi della quantità a favore della qualità del prodotto, senza per questo trascurare l'innovazione metodologica, ha conquistato un ruolo di maggiore rilievo, diventando tutore dell'ambiente. L'agricoltura biologica vieta l'uso di radiazioni ionizzanti per la conservazione dei prodotti, poiché, derivanti da metalli radioattivi, distruggono ogni forma vivente. Questa attività ecocompatibile, contribuisce alla vitalità dell'economia rurale attraverso lo

sviluppo sostenibile nelle zone marginali e all'interno delle aree naturali protette.

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